C’è qualche rischio dalla secessione del Veneto dall’Italia?

Negli ultimi anni in Italia si è acceso un intenso dibattito sulla possibilità di avviare un processo di secessione del Veneto sul modello della Brexit inglese.

I sostenitori del movimento “Vexit”, tendono a sottolineare come una secessione dal resto dell’Italia porterebbe ad un innalzamento immediato del PIL degli abitanti veneti: da sempre, infatti, il Veneto è una delle regioni più floride e produttive della nostra penisola.

Proprio nel Veneto si trovano città strategiche sia sotto un punto di vista industriale che turistico, basti pensare a mete come Cortina d’Ampezzo e Venezia.

I RISCHI DI UN MOVIMENTO SECESSIONISTA

Ma quali sarebbero i rischi maggiori derivanti da una secessione? Ovviamente i primi problemi sarebbero di carattere economico, ma non solo: città come Venezia o Cortina sono un simbolo del Made in Italy nel mondo e sarebbe impensabile immaginare l’Italia senza alcune delle sue città più famose e rappresentative.

Un altro problema potrebbe essere quello di un “effetto domino” che potrebbe ripercuotersi anche su altre città e regioni del nord, come la Lombardia, il Trentino o la Valle d’Aosta che da sempre hanno manifestato un desiderio di indipendenza e di autonomia.

Uno dei maggiori fautori del referendum per la secessione, tenutosi nel 2016, è stata la Lega che, nonostante i risultati non all’altezza di quelli sperati, ha continuato ad insistere sulla necessità di una scissione dal resto d’Italia.

Il tema della separazione ha fatto e fa tutt’ora molta presa soprattutto sulla fascia media e bassa della popolazione veneta, convinta che il resto dell’Italia, in particolare quella meridionale, rappresenti un peso, un fardello, senza il quale il loro benessere crescerebbe immediatamente.

Si tratta, però, di una visione estremamente populista e, il più delle volte, falsata della realtà, basti pensare che il sistema produttivo della maggior parte delle regioni del Nord d’Italia si basa proprio sulla manodopera proveniente dal Sud: una secessione, determinerebbe un ostacolo al flusso di lavoratori e una maggiore difficoltà di reperire manodopera specializzata.

Altre ripercussioni si avrebbero in termini politici, giuridici e costituzionali.

I MOVIMENTI SECESSIONISTI NEL MONDO

I movimenti indipendentistici e secessionistici hanno una lunga tradizione non solo in Italia ma a livello internazionale: nonostante il fascino che queste correnti esercitano sulla massa, i dati dimostrano che nelle fasi post-secessionistiche il malcontento cresce anziché diminuire.

Ne è un esempio proprio la Gran Bretagna dove la gestione della fase di “brexit” sta creando molte più tensioni del previsto. I problemi maggiori si stanno registrando a livello lavorativo: la Gran Bretagna, in particolare l’Inghilterra, è abitata da una notevole percentuale di lavoratori e studenti provenienti da tutto il mondo e le aziende più importanti del Paese si trovano ora a dover far fronte ad una potenziale irregolarità dei loro lavoratori.

L’esperienza inglese e il malcontento causato da una politica di chiusura all’Europa sono un monito prezioso anche per i movimenti secessionisti endemici e interni al nostro Paese.

Città come Venezia non possono essere considerate solo come parte del Veneto ma sono e saranno sempre dei luoghi simbolo dell’arte, della storia e della cultura di tutti noi.